La disposizione riprende da vicino la scansione della “Deposizione di Cristo” del maestro padovano soprattutto nella postura dei personaggi, nella resa drammatica delle fisionomie, nell’accento di forte “pathos” che caratterizza tutte le statue e che estremizza l’impianto teatrale messo in scena da Mantegna.
L’atteggiamento cortese di una delle Marie che soccorre la Madonna svenuta, la Maddalena urlante, e soprattutto, lo straziato San Giovanni evangelista, hanno puntuali riferimenti in molte opere del pittore padovano che qui non viene in alcun modo tradito, ma piuttosto tradotto e potenziato nella sua intensità espressiva.
L’assegnazione ad un plasticatore della stretta cerchia di maestro Andrea, avanzata da Giuliana Algeri, è ben ravvisabile anche nell’accordo cromatico della policromia che riprende dal Mantegna gli abbinamenti soliti di rosso e verde acido e di bianco e ocra.
L’opera proveniente dalla demolita chiesa dell’Annunciata, annessa al quattrocentesco convento degli Agostiniani, costruita sul confine tra i comuni di Castel Goffredo e Medole.
I Medolesi in relazione a questa opera si tramandano una leggenda per la quale, alla fine del ‘700 dopo la soppressione del suddetto convento la deposizione che avrebbe dovuto essere trasportata all’indomani a Castelgoffredo, ma fu rubata nella notte dai cittadini di Medole che trasportando le statue con un carretto avrebbero scheggiato il cristo… da qui ne è nata la seguente filastrocca:
Medulesi tristi tristi
roba santi e s’cianca Cristi.
Se vulì sain òna po’ bela:
i ghà purtat vià el Signùr co la barela.
Medolesi tristi tristi
ladri di Santi e demolitori di statue sacre.
Se volete saperne una più bella:
loro hanno portato via Cristo con la barella.