Posta sulla strada che collega l’abitato di Medole al quattrocentesco ex convento Agostiniano della Santissima Annunciata, è situata la chiesa di San Vito. L’edificio fu eretto probabilmente agli inizi del 1600 in una conformazione ridotta rispetto all’attuale. L’originaria cappella è stata ampliata in tempi successivi con l’aggiunta di un avancorpo dotato di due piccole aperture laterali oggi occluse.
Nei terreni che la circondano, si trova il luogo di sepoltura dei morti della peste manzoniana del 1630 portata in Italia dai lanzichenecchi, per questa ragione è detto Campo dei Morti di San Vito.
Nel 1901 venne posta sul timpano della facciata, da parte del comune, la lapide che ricorda il sacrificio dei soldati francesi morti nella battaglia di Solferino e San Martino del 24 giugno 1859. Sotto l’altare ligneo sono ancora oggi custodite le ossa di alcuni di questi soldati recuperate probabilmente dalle quattro fosse comuni scavate nelle adiacenze e discoperte nel 1870.
All’interno, è visibile l’affresco settecentesco della volta che rappresenta l’immortalità delle anime. Sull’altare vi era posta, fino al suo furto avvenuto nel 1974, una tela raffigurante le anime del purgatorio con la santissima trinità.
Il culto di San Vito è attestato a Medole già da un documento dell’841, nel quale viene descritta una donazione in cui è compresa una “casam Sancti Viti, cum ominibus, quae ad eam pertinent”. Il documento menziona un edificio con uomini e non la chiesa alla quale doveva però essere legata questa proprietà. Dalle fonti documentali non è però possibile dare una localizzazione certa alla suddetta casa e alla relativa chiesa. È certo che il culto di questo santo è strettamente legato alla storia del nostro paese.